Si era distesa sul letto per cercare di riprendersi dal dolore alla testa che l’aveva sorpresa, pulsando, mentre studiava. Ed ora, coricata su un fianco, contava i pelucchi di polvere che volteggiavano nel sole del pomeriggio e che andavano a posarsi uno dopo l’altro sulla testata del letto. Con una mano, si massaggiava le tempie, come aveva visto fare in un programma del pomeriggio. Roba da vecchi ipocondriaci chiusi in casa per noia o per malattia, si ripeteva borbottando. Comunque, provare non costava nulla. Qualche minuto dopo, era addirittura peggiorato, e l’area dolorante si era estesa fino alla metà del cranio. Forse, non era tutta colpa del massaggio, ma della troppa pressione che stava esercitando. Così conciata, almeno, poteva ingannare il tempo in un modo che non fosse continua...
Ho aspettato quasi sette anni per riprendere in mano un progetto che non ho mai concretizzato per paura: un libro. Ed ora sono qui, a scrivere di nuovo. Ecco a voi il prologo. Notte. Non volava una foglia nel villaggio di Dosa, se non il respiro di qualche cane che riposava davanti alle porte delle case. Di solito feroci con gli estranei e i banditi, erano ammansiti dalla tarda ora e dalle lunghe ore di veglia che stremavano i loro corpi inariditi dalla fame. La povera gente di Dosa cercava in tutti i modi di difendersi dalle oscure presenze che sembravano essersi fatte strada nei villaggi della pianura. Tordella, Duilia, Casseria erano solo alcuni di quelli che erano finiti saccheggiati e dati alle fiamme durante tutto l’inverno. Eppure, dopo tutto questo sangue versato, il Governo Centrale non era stato in grado di risolvere alcunchè, incolpando questa o quella pestilenza, ricordando che nelle fucine del Castello grandi chimici e medici lavoravano a spron battuto per il popolo, pe...